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Etnico e classico è il trascendente della Missa Futura

By 13 Gennaio 2020No Comments

MUSICA. Alla Sala Da Ponte a Bassano (per Natale anche in disco) La novità di Giorgio Bernabò ha avuto interpreti di vaglia in Simona Molinari, duttile voce solista, nella sezione femminile dei Polifonici e nel Musagète

Eva Purelli - Il Giornale di Vicenza

BASSANO. Le pessime condizioni atmosferiche di domenica sera rovinano (in parte) la giornata bassanese del Festival dell’Integrazione, realizzato dal Comune Di Bassano in collaborazione con Dialoghi Asolani che si è concluso, mentre si è inaugurato “Giugno al Castello”, un mese di musica e spettacoli sul palco del Castello degli Ezzelini, di fatto non usato. È infatti sul palco della Sala da Ponte che hanno preso posto la sezione femminile dei Polifonici del maestro Comparin, l’Ensemble Musagéte, in organico allargato di fiati ed archi e una vocalist d’eccezione, Simona Molinari. Un centinaio gli spettatori ma entusiasti e più che soddisfatti. Gli applausi calorosissimi a fine spettacolo lo hanno ampiamente confermato. L’idea del flautista compositore Giorgio Bernabò prende corpo nella realizzazione di questo suo primo lavoro sacro: Missa Futura-Liberi Populi. Una Messa concepita sui testi dell’Ordinario della Messa e modulata sulla vocalità della giovane Simona Molinari, che il grande pubblico conosce come talento del sound leggero e jazz- vincitrice due anni fa della sezione Sanremolab con “Egocentrica”. La cantante dimostra di avere una buona preparazione classica con una impostazione di genere lirico che le permette di affrontare senza patemi una partitura vocalmente impegnativa, anche perché quasi sempre giocata sui registri medio-acuti. La Messa, strutturata nelle sezioni di Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei, non si regge solo sugli interventi vocali ma svela una orchestrazione sciolta che utilizza sia stilemi tonali affascinanti ma di facile ascolto che approfondimenti dal colore “etnico” con l’uso di strumenti quali l’aborigeno didgeridoo, l’armeno duduk e il caraibico hang, suonati a varie riprese da Giuseppe Dal Bianco. Interessante il contrasto tra la coralità femminile al plurale (con la sezione dei Polifonici Vicentini) e quella solistica. La strumentazione che in certi passaggi richiama Orff e Morricone trova le sue spinte più dinamiche nelle variazioni poliritmiche e nei passaggi più lirici. Intensi e ben coesi tutti gli strumentisti coinvolti e diretti con sapiente equilibrio da Pierluigi Comparin: il Musagète con Fabio Pupillo al flauto, Michela Manaigo all’oboe, Luigi Marasca al clarinetto , i violinisti Tiziano Guarato e Matteo Zanatto, Martina Pettenon alla viola, Teresa Pante al cello, Daniela Georgieva al contrabbasso, Didier Bellon a timpani e vibrafono. Giovane e comunicativo l’entusiasmo che cesella questo anelito al trascendente vissuto in chiave moderna su cui brilla la nitida bravura di Molinari, apprezzata già in apertura di serata con un trittico vocale. La Messa di Bernabò verrà registrata su Cd e sarà in distribuzione a Natale.

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