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I Polifonici di Comparin umili cantori per il Papa

By 6 Dicembre 2019Gennaio 13th, 2020No Comments

MUSICA E FEDE. Il concerto per la visita pontificia a Mestre-Venezia Offertorio: tacciono i 1.000 coristi e cantano i vicentini.

Bepi De Marzi - Il Giornale di Vicenza

Mestre-Venezia. Messa papale. Voce Uno dice “Il canto è stato molto curato in questa celebrazione”. Sarà greoriano? L’Introito? Qualcuno canta lontano, si uniscono voci maschili. Voce Due annuncia il patriarca che subito parla di Nordest. La secessione è in atto, da Brixen a Berghem con un poco di Austria, di ex Jugoslavia, di Romagna bella. Scola non dice “territorio”. Oh, grazie. “L’Assemblea dei trecentocinquantamila è stata invitata al silenzio”, dice commosso Voce Due. E sul silenzio dell’Assemblea, Voce Uno parla per ricordare che il silenzio è silenzio. E sul silenzio raccomanda che non vi siano applausi, che non si innalzino striscioni.
“Vidi aquam” con bellissime voci maschili. Voce Uno e Voce Due si trattengono dal raccontare, magari dal dire i numeri del termometro sotto il sole. E tacciono anche durante il “Gloria”. Grazie. Le Letture! Il Salmo responsoriale ha un ritornello possente. Oh, guarda I Polifonici Vicentini con Pierluigi Comparin a lato, umilmente cantore anch’egli. I versetti vengono cantilenati da un chierico biondo-rosso in barba rada. Bella voce medio acuta per la “non musica”, per la non melodia con finzioni melismatiche da dimenticare. Alleluia! Grande coro lanciato sulle imitazioni. Soprani alle stelle. Bravissimi. Poi è l’innaturale canto del Vangelo. Niente è più desolante di una voce che, come piaceva dire a monsignor Dalla Libera, “va per viole”; una voce cantilenante che si trastulla nel raccontare “in questi giorni-i-i… l’incontro-o-o… dove andate-e-e… chilometri circa-a-a…”. Esilarante.
Il Papa parla brevemente, ma gli piace dire spesso “territorio”. Voce Uno riassume, chiamando a sostegno un esperto in omelie.
Il Credo in gregoriano, per tutti. Oh, Dio ti ringrazio. Cantano poco, i settecento preti, anzi, pare proprio che non lo sappiano, questo Credo nel latino che è la nostra storia di fede. Al matrimonio di Londra, l’altra settimana, con gli sposi cantavano anche la regina e il principe consorte. Cantavano gli invitati e le invitate con i cappellini parabolici. Cantava Elton John. Ma nei nostri seminari non s’impara più la musica. Amen. All’Offertorio, tacciono i mille coristi e cantano i nostri Polifonici Vicentini. Un mottetto solo per loro! Pierluigi Comparin di gesti morbidi e sicuri. Bene: orgoglio vicentino. Prima, i fiati dell’orchestra hanno trasformato in quasi marcia dell’Aida un noto inno sacro. Poi tutto scorre nella sobrietà. Il Papa, che appare stanco, non vuole prendere la nota dell’organo e l’organista non sa trasportare il Pater noster. Alla Comunione, Voce Uno e Voce due, mentre le bellissime voci maschili gregorianeggiano con finissima arte, parlano di campane. Poi, mentre il Coro dei Mille canta stupendamente, appare, ahimé, il patriarca per un’intervista registrata. I Mille cantano ancora, ma Voce Uno, Voce Due, più l’esperto, mostrano spezzoni di registrazioni televisive. Il Coro si prodiga lungo la Comunione, dove si dovrebbe, come raccomandava il Concilio, “andare in processione cantando”, ma le Voci mostrano e spiegano i vetri di Murano. Poi, silenzio. Ecco, incredibile, “Regina caeli laetare, alleluia”. Quante belle sorprese! Il Papa saluta e benedice. “Ite missa est. Deo gratias”. Cantano ancora i Mille con gli ottimi fiati. Suonano le campane tirate a mano. Ma Esperti Uno e Due, Voci Uno e Due, parlano e parlano. Una Messa “quasi” esemplare. Le preghiere dei fedeli sono state proposte in tedesco, in ungherese, in croato, in friulano. Niente “éngoa vèneta”. Arriveranno proteste identitarie? I Mille intonano un sublime “Tu es Petrus”. Ma lontano, in sottofondo. I trecentocinquantamila fedeli di Mestre tornano nei “territori”.

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